Mettere in sicurezza la funivia che porta alle Grotte del cavallone, per non perdere un importante attrattore turistico abruzzese e non rendere nullo l’investimento di oltre 1 milione di euro già sostenuto dalla Regione. Questo è il senso della mia l’interpellanza con oggetto “Completamento interventi sulla funivia RM26 denominata “Il Cavallone – Colle Rotondo” in cui chiedo all’Assessore competente e al Presidente di Regione se si intende intervenire per sostenere l’intervento di messa in sicurezza del sito, per consentire il ritorno in esercizio della funivia.
Stiamo parlando di un intervento economico di circa 150mila euro a fronte di un ritorno economico importante per tutto il territorio. Le “Grotte del Cavallone”, infatti, rappresentano un sito di interesse turistico, naturalistico e speleologico di rilevanza nazionale, considerate le “le grotte visitabili più alte d’Europa” e trovandosi alla quota di 1475 metri. In un momento in cui, anche a causa dell’emergenza covid, si prevede un incremento del turismo nei confini nazionali e verso mete all’aria aperta; e visto che i mesi estivi sono quelli più significativi per l’indotto economico turistico, mentre nei mesi invernali diminuisce a causa delle strette norme anticontagio, le grotte del cavallone si inseriscono in un contesto strategico per risollevare il territorio dai mancati introiti invernali.
Le grotte però sono raggiungibili a piedi, attraverso un sentiero di montagna piuttosto impegnativo oppure attraverso la funivia RM26 denominata “Il Cavallone-Colle Rotondo”. L’ultimo anno di apertura le grotte sono state visitate da circa 10.000 persone in 100 giorni. Anche per questo la Regione ne ha riconosciuto il valore attrattivo tanto che, con la Delibera di Giunta Regionale numero 696 del 24/11/2017, è stato assegnato al comune di Taranta Peligna, quale proprietario e gestore dell’impianto, un contributo di Euro 1.003.476,40 a sostegno di un importante intervento di revisione strutturale, necessario per prorogare di altri dieci anni la possibilità di utilizzo dell’impianto la cui vita tecnica sarebbe scaduta il 28/11/2017.
I lavori di revisione sono stati ultimati nell’ottobre 2019, ma per procedere al collaudo dell’opera ed ottenere dal competente USTIF l’autorizzazione all’esercizio, è necessario ottenere il certificato di immunità dal rischio valanghe dal CORENEVA della Regione Abruzzo. Il comune di Taranta ha quindi sostenuto i costi dello studio valanghivo da sottoporre al CORENEVA per una spesa di circa 20.000 euro. Questo studio ha portato all’individuazione di siti valanghivi che potrebbero determinare condizioni di rischio per alcuni elementi strutturali, e ha determinato di mettere in sicurezza il sito attraverso dei “valli deviatori”, ovvero opere di sicurezza passiva per deviare il flusso di una eventuale valanga proteggendo le parti a rischio delle opere.
Pur con autorizzazione provvisoria sino al 15/09/2020, non è stato possibile riattivare la funivia in quanto il CORENEVA ha richiesto anche il certificato di immunità da rischio frane. Ma vista la stagione avanzata e l’impossibilità di sostenere uno studio geologico e vista la difficoltà di interlocuzione con gli uffici regionali preposti in tempi ragionevoli, è tramontata la possibilità di aprire il complesso turistico anche per l’anno 2020.
La mancata ripresa del servizio rappresenta una perdita importante per l’economia locale con conseguente perdita di posti di lavoro e ripercussioni all’indotto turistico ad essa collegato, per questo il comune di Taranta ha predisposto uno studio di fattibilità per la realizzazione dei flussi deviatori o paravalanghe. Le opere progettate hanno un costo preventivato di circa € 150.000,00 non sostenibile per la capacità finanziaria del comune di Taranta Peligna per questo serve il supporto della Regione.
Anche alla luce del fatto che l’investimento finora effettuato dall’Ente regionale è destinato ad essere totalmente inefficace se l’impianto non può essere messo in sicurezza ed ottenere le necessarie certificazioni per la messa in esercizio. Inoltre il 2021 sarebbe il quarto anno di chiusura, un colpo letale al turismo speleologico abruzzese e di tutto il movimento turistico dell’intera valle Aventino.