C’è un limite alle balle. E purtroppo ci tocca riportare anche stavolta un po’ di gente dalla luna alla Terra.
In queste ore, ore che dovrebbero essere quelle dell’orgoglio italiano, dopo il risultato straordinario ottenuto in Europa col #RecoveryFund, siamo costretti a leggere o ascoltare polemiche ridicole. Una tra queste: nel Recovery pochi soldi per la Sanità. E per carità, il problema non sta nel merito: è legittimo pensare che in una fase come questa, possano servire ancora più soldi per la Sanità.
Noi stessi faremo di tutto perché quei fondi siano ancora aumentati. E ci batteremo anche perché poi vengano spesi dalle Regioni e spesi bene, visto che ancora parte di quelli già previsti non sono stati utilizzati. Dove sta l’assurdità della polemica allora? Nel fatto che spesso le critiche arrivino da chi, negli anni precedenti, ha martoriato, impoverito, distrutto la nostra #Sanità. Non lo diciamo noi. Lo dice la Fondazione Gimbe i cui dati sono stati elaborati in tempi non sospetti da Milena Gabanelli per il Corriere della Sera.
Cosa dicono quei dati? Tra il 2010 e il 2018 sono stati tagliati o tolti 37 miliardi alla Sanità.
Cosa ha fatto invece questo governo? In un solo anno, ha investito oltre 12 miliardi per il nostro servizio sanitario nazionale e per affrontare l’emergenza sanitaria.
Con i decreti cura Italia, Rilancio e il decreto agosto abbiamo incrementato la dotazione del Fondo di 3,8 miliardi portandolo a oltre 120. Anche in questo caso, non ve lo diciamo noi. Lo dice la Corte dei conti. A questi fondi si aggiungeranno quelli del Recovery fund: almeno altri 9 miliardi.
Non bastano? Discutiamone. Ma una cosa è certa: non prendiamo lezioni da chi ha distrutto la Sanità italiana, lasciandola debole di fronte alla pandemia. Loro abbiano almeno la decenza di tacere.