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Gli infermieri non sono una merce di scambio

COVID, CONVENZIONE TRA ASL PESCARA E ASL LANCIANO-VASTO-CHIETI PER POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA: “ACCORDO INACCETTABILE. REGIONE ABRUZZO ISTITUZIONALIZZA IL BARATTO NELLA SANITÀ”

Il sistema sanitario regionale in Abruzzo continua a essere fonte di contraddizioni tra ciò che viene detto e promesso sulla stampa e ciò che, invece, dicono i documenti. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda un accordo, a mio parere del tutto inaccettabile, tra la Asl 03 Pescara e la Asl 02 Lanciano-Vasto-Chieti e già ratificato dai rispettivi Direttori Generali: la prima metterà a disposizione un massimo di undici posti letto per pazienti Covid del territorio teatino solamente se disponibili, mentre la seconda darà in cambio ben dieci infermieri formati e addestrati per la Terapia Intensiva Covid di Pescara, indipendentemente dal numero di pazienti che arriveranno dalla propria area di competenza e pagandone perfino gli stipendi, nonostante le enormi carenze di personale già dimostrate nella Asl 02. Nella sanità di Regione Abruzzo, nel silenzio vergognoso del centrodestra, si sta di fatto istituzionalizzando il baratto per garantire a tutti uno spazio in una struttura che, come ribadito più volte dal Presidente Marsilio e dall’Assessore Verì, doveva essere a disposizione di tutti i cittadini abruzzesi. Io ritengo, invece, che queste carte stiano certificando l’esatto opposto. Alla luce di questi fatti, viene da pensare che i casi denunciati nei giorni scorsi di pazienti da Teramo e L’Aquila non accettati nel Covid Hospital di Pescara, possano dipendere dalla mancanza di un accordo a monte tra le Aziende Ospedaliere.

La Convenzione stipulata genera enormi conseguenze, a partire da quella che sembra essere una comprovata incapacità gestionale dell’intera macchina sanitaria abruzzese. C’era tutto il tempo in questi mesi per farsi trovare pronti alla seconda ondata della pandemia da Covid-19, ma se questi signori sono costretti a firmare accordi fondati su uno scambio di servizi per compensare le debolezze gli uni degli altri, significa che Regione Abruzzo non è stata in grado di fare il proprio dovere fino in fondo. Piuttosto che stipulare convenzioni, si doveva reperire personale e fare concorsi. Allo stesso modo, non sono stati capaci di allestire strutture in grado di contenere un’impennata di nuovi casi. Per esempio possiamo vedere cosa sta succedendo con l’Ospedale di Chieti, che da cronoprogramma avrebbe dovuto avere per ottobre la consegna di 18 posti letto di Terapia Intensiva mentre a tutt’oggi ne ha solamente uno in funzione a pressione negativa, requisito fondamentale ed indispensabile per i pazienti Covid.

Ma altre implicazioni sono di ordine etico: tutti i pazienti abruzzesi devono essere curati nel migliore dei modi. Non esistono pazienti di Serie A o di Serie B, così come non esistono territori che hanno meno diritti di altri. Aprire la strada a convenzioni così strutturate, rischia di far passare il messaggio che per avere uno spazio nel Covid Hospital di Pescara, si debba dare qualcosa in cambio. Nel caso di specie, la “valuta” sembrano essere gli stessi infermieri, che divengono merce di scambio per dei posti letto in Terapia Intensiva. Inoltre, non bisogna dimenticare che una Terapia Intensiva Covid è un ambiente di cura ad alta complessità e richiede personale appositamente formato e con notevole esperienza. È fondamentale che questi professionisti non siano mandati allo sbaraglio per non rischiare di metterli in pericolo.

La sola cosa che emerge da questo quadro disarmante è la totale improvvisazione e mancanza di organizzazione in capo sia alle singole Aziende Ospedaliere che alla Giunta di centrodestra. Una Convenzione così stipulata, rappresenta per me una stortura inaccettabile e che potrebbe mettere i territori in conflitto tra loro. Chi ha in mano la gestione della nostra Sanità, vedendo queste conseguenze, farebbe bene a togliere il disturbo una volta per tutte e lasciar lavorare altri.