I numeri in Abruzzo certificano il fallimento del Centrodestra
I dati che riguardano il quarto trimestre del 2021 e il secondo trimestre 2022, certificano il tracollo dell’occupazione in Abruzzo e confermano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il presappochismo e la mancanza di programmazione della Regione a trazione centrodestra.
L’Abruzzo fa registrare un aumento di 14.000 disoccupati, pari al 31%. Un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale che ha segnato invece una riduzione del 12 %. Il peggior risultato a livello nazionale.
A tale allarmante dato si affianca una dinamica dell’impresa che vede l’Abruzzo registrare un incremento percentuale di appena 0,12% e posizionarsi al terzultimo posto nella graduatoria delle regioni d’Italia. Anche l’andamento dell’export, con una flessione di appena 0,8%, contro l’incremento nazionale del 22,5%, segna una battuta d’arresto e posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale. L’Analisi che scatta questa impietosa fotografia è dell’economista Aldo Ronci. Lo studio evidenzia anche che le perdite più alte sono nel comparto del commercio, alberghi e ristoranti e in quello degli altri servizi che piazzano l’Abruzzo agli ultimi posti della graduatoria nazionale.
L’inerzia della Regione a trazione Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – incalza il Capogruppo 5 Stelle – è evidente. In questa legislatura, che fortunatamente per gli abruzzesi giunge al termine, non sono state messe in campo politiche economiche e del lavoro idonee per far uscire l’Abruzzo da questa spirale negativa: annunci, programmi e grandi conferenze stampa, ma di risultati ancora zero.
Se a ciò aggiungiamo i numeri impietosi della crisi sociale ed energetica che stiamo vivendo, con le famiglie che subiranno in media un rincaro annuo di 2.435 euro per l’acquisto di beni di prima necessità e servizi, è evidente che arrivare a fine mese è un’impresa. Ed è inaccettabile che in un contesto simile molti abruzzesi non potranno prendere il reddito di cittadinanza, o lo perderanno, poiché il Partito del presidente Marsilio a Roma (FDI) si scaglia contro la manovra, tagliandola drasticamente nel 2023 ed eliminandola entro il 2024.
E’ chiaro che il centrodestra abbandona le fasce più deboli della popolazione dimostrandosi una compagine politica sorda alle reali esigenze dei cittadini e che ha fatto della propaganda e dell’autocelebrazione il proprio marchio di fabbrica. Non possiamo rassegnarci a questi numeri, non possiamo rassegnarci ad un Abruzzo dove si vive sempre peggio.