Con l’ordinanza che sancisce la riapertura delle attività dei centri sportivi e il relativo protocollo di sicurezza, il Presidente Marsilio e l’Assessore con delega allo sport Liris non solo riscrivono, di fatto, le regole di calcio, basket, pallavolo e beach volley, ma si pongono in conflitto con i requisiti del DPCM 17 maggio e con le linee guida diramate dalle Federazioni nazionali che prevedono la sospensione degli eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina e contestualmente il divieto di qualsiasi altra forma di allenamento dove sia possibile il contatto fisico tra atleti.
Questo significa scaricare direttamente sui gestori e sugli utenti degli impianti responsabilità che dovrebbero essere in capo esclusivamente all’esecutivo regionale. Per avere spiegazioni in merito, ho depositato un’interpellanza affinché siano loro stessi a spiegare, in Consiglio regionale, da quale base scientifica siano partiti per arrivare a pubblicare un’ordinanza di questo tipo.
Sono perfettamente consapevole delle esigenze degli operatori del settore, colpiti gravemente dall’emergenza economica, conseguente a quella sanitaria, causata dal Coronavirus, ma un’istituzione regionale non può produrre documenti in antitesi con altri protocolli già esistenti. Quanto scritto dalla maggioranza Lega, FDI, FI può essere assolutamente discutibile non solo per lo stravolgimento delle azioni di gioco, ma anche in termini medici e di contrasto alla trasmissione del contagio. È singolare che sia proprio un epidemiologo come l’Assessore Liris a sostenere che, nonostante il contatto fisico pressoché inevitabile in questi sport, ed in assenza di dispositivi di protezione respiratoria, la sicurezza possa essere garantita con l’utilizzo di guanti. Infatti rimane comunque possibile venire a contatto con i droplets, quelle goccioline del respiro espulse da persone potenzialmente infette e che rappresentano il principale vettore del contagio. Non è un caso che tutte le federazioni abbiano bloccato i loro eventi, con l’unica eccezione del calcio professionistico della massima serie che però sottopone gli atleti ad una strettissima sorveglianza sanitaria.
Il modo corretto di agire in questo caso era quello di assumersi tutte le responsabilità del caso in ogni situazione. Se il Presidente Marsilio riteneva possibile aprire nuovamente gli impianti, poteva motivarlo con i dati dell’evoluzione epidemiologica dell’Abruzzo, valutando se questi consentissero un rischio accettabile. Troppo facile dire di aver aperto prima degli altri se poi la condizione per farlo è riscrivere completamente le regole del gioco, snaturare il senso degli sport di squadra, in condizioni comunque non sicure, e soprattutto, scaricando le conseguenze su gestori e utenti degli impianti.
Non so se il fine ultimo fosse quello di continuare la propria campagna propagandistica, sicuramente il risultato è stato quello di avere un pessimo ritorno di immagine, con articoli che hanno comprensibilmente ironizzato su questa nuova e incomprensibile ordinanza. Adesso, oltre che in conferenza stampa, l’Assessore Liris e il Presidente Marsilio dovranno rendere conto delle loro azioni anche in Consiglio regionale.