La salute del personale sanitario non può essere mai messa a repentaglio. La presenza di un’emergenza come quella del Coronavirus non deve diventare la motivazione per cui si deroga a prescrizioni previste dalla legge, che tutela il lavoratore in ogni azione che svolge all’interno delle strutture ospedaliere. Purtroppo, le notizie arrivate dall’Ospedale Renzetti di Lanciano testimoniano come, in determinati casi, gli operatori non siano stati tutelati a dovere.
Per questo ho depositato un’interpellanza rivolta al Presidente Marsilio e all’Assessore Verì per avere una spiegazione sui ritardi nella gestione degli eventi di contagio in Ospedale e quali misure abbia intenzione di adottare la Giunta di centro destra per prevenire nuovi episodi di questo genere.
A corredo dell’interpellanza, ho presentato anche un esposto alla stazione dei Carabinieri di Lanciano per sollecitare la messa in pratica di ogni azione di controllo e valutazione degli errori commessi.
Le misure in materia di sicurezza sul luogo di lavoro, previste nel Decreto Legislativo 81/2008 parlano chiaro. Sono qui prescritti una serie di obblighi inderogabili in capo al datore di lavoro, che deve limitare al minimo i lavoratori esposti, o potenzialmente esposti, al rischio di agenti biologici, proteggere il personale anche con l’utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuali adeguati e adottare misure di protezione collettive qualora non sia possibile evitare l’esposizione. In questa direzione vanno anche le circolari diramate sia dal Ministero della Salute dal momento dello scoppio dell’emergenza COVID-19, che il testo del Decreto Cura Italia.
Non altrettanto specifiche sono state invece le disposizioni della Asl Lanciano Vasto Chieti che, in una nota della direzione generale, invita il personale sanitario asintomatico e venuto a contatto con un paziente affetto da Coronavirus a proseguire la propria attività professionale, senza fare alcun cenno né a misure di contenimento del contagio né a sorveglianza sanitaria. Andando nel particolare, al Renzetti di Lanciano abbiamo visto il ripetersi di episodi ben più gravi.
Tra gli altri, è giusto ricordare la presenza, di fatto, di un focolaio nel reparto di Ortopedia, con ben 9 pazienti su 13 risultati positivi, di cui due donne anziane successivamente decedute, il decesso di un paziente in UTIC/Cardiologia, dopo essere transitato anche dal reparto di Medicina, senza che fossero seguite le dovute prescrizioni di sicurezza previste sui casi positivi. Ciò ha portato al conseguente espandersi di numerosi casi di positività anche tra il personale sanitario, mentre il reparto di Medicina non viene ancora chiuso e sanificato. Tutto ciò all’interno di una struttura che era stata identificata come COVID-FREE.
Qualcosa nella catena di controllo non ha funzionato. È evidente ed è nostro dovere chiedere che sia fatta chiarezza. Ma per prima cosa, invito il governo regionale e gli organi preposti a prendere ogni precauzione possibile e a garantire la sicurezza dei lavoratori. Abbiamo già pagato un prezzo altissimo in termine di vite umane e di contagi. Non si può continuare a mettere a rischio la salute di chi combatte questa battaglia contro il Coronavirus in prima linea.