Probabilmente l’assessore non conosce la situazione degli ospedali che dovrebbe gestire, non accetteremo più promesse vane ai cittadini
L’ospedale di Atessa tornerà ad essere un ospedale di area disagiata e non più un covid Hospital, almeno secondo quanto ha affermato ieri l’Assessore alla Sanità Nicoletta Verì (Lega) nel corso delle audizioni per il DEFR. Una notizia che auspicavamo da tempo e che mi rende felice ma viene da chiedersi se sia l’ennesima promessa vuota. Il dubbio, infatti, è che l’Assessore non conosca bene le situazioni in cui versano gli ospedali che dovrebbe gestire e si lanci in affermazioni senza avere piena contezza della realtà dei fatti.
L’ospedale di Atessa, che prima dell’emergenza Covid era un presidio territoriale che forniva servizi alla collettività, è stato di fatto smembrato in pochi giorni per la sua riclassificazione in “Covid Hospital”, attraverso l’utilizzo di ingenti fondi per la realizzazione del reparto di medicina Covid e interrompendo tanti servizi prima attivi.
Nel nosocomio successivamente è stato trasferito anche il reparto di terapia riabilitativa con pazienti codice 56 per accogliere tutti gli utenti che necessitano di riabilitazione dalle altre strutture del territorio. Un trasferimento che a causa della gestione caotica dei risultati dei tamponi, che ha contraddistinto in negativo tutta la Asl 2, ha portato però a sporcare, come si dice in gergo, anche dei reparti del San Camillo che non erano stati pensati per la gestione del Covid, come appunto il reparto di terapia riabilitativa che ha contato ben 18 positivi tra pazienti, OSS, infermieri e terapisti.
Quindi secondo l’Assessore, oggi un ospedale che ha reparti contaminati dal Covid dovrebbe essere finalmente collocato in quella che era la sua destinazione iniziale: ospedale di area disagiata. Ma viene da chiedersi se prima di lanciarsi in simili affermazioni si sia tenuto conto della sicurezza dei pazienti e del personale sanitario. Quello che sembra è che si continui a brancolare nel buio e non si riesca ancora a conferire al San Camillo un ruolo ben definito all’interno del servizio sanitario della Asl 2 e questo perché, evidentemente, chi dovrebbe mettere a sistema le strutture non riesce ad avere una visione chiara e produttiva delle risorse a disposizione.
Inoltre è in atto un trasporto di pazienti fragili all’interno della Asl 2 che dilania ogni logica di buon senso: ll San Camillo di Atessa e la Clinica Spatocco di Chieti sarebbero dovuti servire come aumento dei posti letto Covid per decongestionare il Policlinico Santissima Annunziata di Chieti. Ma anche in questa scelta emerge il caos che contraddistingue la gestione Asl2 .
Infatti gli stessi pazienti sono costretti a girare da una struttura all’altra poiché i ricoverati di Chieti che sono in via di guarigione, pur risultando ancora positivi, vengono trasferiti prima ad Atessa, dove sostano un paio di giorni ed eseguono esami diagnostici come la Tac, dopodiché sono trasferiti nella Clinica Spatocco per terminare la degenza. Con la clinica la Asl 2 ha una convenzione di cui probabilmente deve giustificare l’esistenza, attuando uno spostamento inutile e potenzialmente dannoso per i soggetti fragili.
Una scelta che ritengo illogica: perché mandarli fino ad Atessa solo per qualche giorno ad eseguire la tac e poi riportarli a Chieti in una clinica convenzionata?
Ancora una volta la gestione della Asl 2 è avvolta da scelte nebulose e dal caos dettato da una classe politica incapace di gestire i vertici Asl e da vertici Asl incapaci di analizzare e agire secondo le reali esigenze del territorio. Il risultato è una struttura che non ha un indirizzo ben definito, un trasporto di pazienti fragili per le strutture ed ovviamente sprechi di soldi pubblici che potrebbero essere meglio amministrati soprattutto in momenti delicati come questo.