Francesco D’Emilio, il gestore del rifugio, alla politica non chiede dei soldi, ma solo che venga riconosciuta l’autorizzazione già prevista dall’ente parco nell’ordinanza di Dicembre 2019 per i mezzi di soccorso e di servizio, e a chi transita per lavoro. Il rifugio Bruno Pomilio si trova alla altra estremità del tratto che la provincia ha chiuso ermeticamente in violazione agli accordi presi con le altre parti interessate. Dobbiamo spiegare ai nostri politici il concetto di “rifugio”.
Un rifugio, oltre alla sua connotazione più turistica, è un presidio di sicurezza sul territorio, che funge da riferimento per i fruitori della montagna, che in caso di necessità possono trovarvi riparo e ristoro, e come base logistica nelle operazioni di soccorso in montagna. Intorno al Rifugio Pomilio è presente una costellazione di ripetitori TV, il cui segnale si spinge fino a Civitanova Marche a Nord e Peschici a Sud, coprendo le aree costiere di quattro regioni.
Chiudere l’unica strada di accesso, a tempo indeterminato e a prescindere dal meteo, per non sentirsi responsabili dello sgombero della neve di 3 km di strada è semplicemente ridicolo. Chi ha scritto quella ordinanza probabilmente ha poca conoscenza dei nostri territori oltre la propria scrivania, o non si è reso conto delle conseguenze di ciò che ha scritto. A volte una linea sulla carta è molto di più di una semplice linea, specialmente quando ai suoi lati ci sono delle persone. Questo è bene non dimenticarlo mail.
Nel 2003 la provincia di Chieti, presidente Mauro Febbo, cede al parco Nazionale della Majella il tratto di strada dal km 15+800, il punto dove ora è transennato fino al termine, a circa 100 metri dalla madonnina del BlockHaus. Il parco la prende in consegna e dice “Ci penso io…” Ma il Parco può curare la manutenzione della strada? No.
E’ un parco, non ne ha i mezzi, tecnici ed economici, e non è previsto dal suo statuto. Fa tutt’altra cosa, anche se già dal momento della sua creazione, nel 1995, è l’ente di riferimento per tutti i processi di autorizzazione sul suo territorio, quindi, di acquisire “il possesso” della strada non ne aveva un particolare bisogno. Perchè questa manovra?
Da allora, dal 2003, nessuno ha più gestito quella strada.
Eppure con il Masterplan di D’Alfonso sono stati stanziati più di 20 milioni di euro per le infrastrutture per il turismo invernale in quelle zone, delegandone l’attuazione all’ARAP insieme alle province di Pescara e Chieti. Ma dal 2003 quella strada è stata “dimenticata”, e quasi ogni anno si sono ripetute le stesse sceneggiate. D’inverno nevica, a nessuno importa, i turisti restano bloccati per giorni, fino che l’emergenza viene superata. Spesso lo sgombero della neve è stato pagato direttamente dalle attività presenti sul posto. E’ ridicolo leggere che “la provincia non può sostenere il costo per lo sgombero della neve”, o che “non è prevista attività di sgombero dalla neve oltre i 1700 metri di quota”.
Il processo di “restituzione” della strada dal Parco alla Provincia è iniziato, per ammissione della stessa Provincia già dal 28 Giugno del 2019.
Il 29 Novembre 2019 c’è stato un incontro in prefettura a Chieti, riportato nella ordinanza del Parco emessa pochi giorni dopo, che immaginiamo sia basata sugli accordi stabiliti in quella sede. Perchè in quella della Provincia, come riportato nella diffida del sindaco di Rapino, Rocco Micucci, sono state rimosse le esclusioni per mezzi di soccorso, forze dell’ordine, vigili del fuoco, personale del parco, e gli addetti alle strutture? Vogliamo pensare che sia stata una svista, ma l’ostinazione dimostrata dalla Provincia e sentire che verranno richiesti 500mila euro di fondi per la manutenzione di 3km di strada fa “pensare male”, che forse sarà un peccato, ma a volte ci si prende….
Il 29 Novembre le autorità interessate, parco, provincia e comuni si sono incontrate presso la prefettura di Chieti, dove sono state concordate le modalità per il “ritorno”. Se alla Provincia servivano dei fondi, c’era tutto il tempo per chiederli durante la sessione di bilancio in Regione. Nessuno ha riportato questa istanza, eppure conosciamo bene gli schieramenti politici in campo.
Il 3 Dicembre 2019 l’Ente Parco, a trasferimento di competenza in corso, impone il divieto di transito, con le dovute eccezioni dei mezzi di servizio pubblico e quelli a servizio del rifugio e delle antenne. Poi, il 31 Dicembre la provincia sigilla totalmente la strada, senza eccezioni. Stiamo parlando di 3Km di strada, a servizio di attività commerciali importanti, non solo turistiche, adesso isolate anche quando non nevica. Ora improvvisamente scopriamo che il problema si può risolvere, se si trovano 500mila euro modificando il bilancio dopo l’approvazione, quando la Provincia aveva ispezionato la strada a Giugno 2019.
Qualcuno, nel Parco, aveva pensato che non si poteva cancellare la vita di chi su quella strada lavora. Nella Provincia, nessuno ha avuto questa considerazione, rendendo impossibile, anche per i comuni di Pretoro e Rapino, competenti sul territorio, anche la rimozione dei rifiuti, posizionando sulla strada delle barriere di cemento in modo non concordato e che soprattutto possono costituire un pericolo quando invisibili perchè coperte dalla neve o nella nebbia.
Sono assolutamente solidale ai sindaci di Rapino e Pretoro, oltre che al gestore del Rifugio, e mi impegno a presentare una interpellanza in consiglio regionale perchè sia fatta chiarezza.
qui gli atti riguardanti questa storia